Antonio Conte: tutto sul suo 4-4-2!

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Il modulo preferito da Antonio Conte è un 442 con:
- 2 terzini-terzini, che sappiano difendere innanzitutto e proteggere le fasce dalle avanzate degli esterni alti nostri e loro.
- 2 centrali tosti, alti, ma con almeno uno in grado di salire palla al piede frequentemente.
- 2 mediani che sappiano distruggere ma anche giocare, cercare le punte, inserirsi e soprattutto smistare sugli esterni.
- 2 esterni fondamentali, infaticabili, ma solo da metà campo in su, per ribaltare il 442 in 424 in fase di possesso palla.
- 1 punta centrale che sappia fare da boa e riferimento e metterla dentro,
- 1 seconda punta rapida che pressi e segni.
Sovrapposizioni rapide, difesa casalinga solidissima, pressione e intensità continua, altissima partecipazione di tutti al gioco offensivo, coralità nel raggiungimento del gol, schieramento prudente fuori casa che ribatte colpo su colpo e non si limita ad attendere l'avversario. E soprattutto tanti tanti duetti e triangolazioni tra esterni e punte, tanto movimento senza palla. Assolutamente nessun trequartista, molto difficile un regista che non sappia aggredire.
Il 442 di conte non è un modulo rivoluzionario, se non per l'alto numero di giocatori che vanno in gol. Da capitano di centrocampo, cuore, polmoni e grinta ma anche inserimento e gol, il Capitano ha trasferito sulla panca l'intensità di gioco e la capacità di proporsi e partecipare all'obiettivo finale (il gol) a tutti i suoi uomini.
Due promozioni in 5 anni e mezzo di panchina. Dopo un anno al Siena da Vice di De Canio, una salvezza incredibilmente sfiorata con l'Arezzo e una retrocessione immeritata (grazie anche al nostro molle pareggio con La Spezia). Poi primi 6 mesi splendidi al Bari, squadra portata a metà classifica dalla zona retrocessione e il devastante anno successivo con una promozione trionfale a 4 giornate dalla fine (quel Bari che con pochi innesti: Bonucci-Almiron, diventò il sorprendente Bari di Ventura).
Poi la rottura col Bari per divergenze di mercato. L'anno successivo, Conte subentra a Gregucci nella disastrata Atalanta mollata da Del Neri, che aveva iniziato con Gregucci con 4 sconfitte in 4 partite. Conte pareggia 3 volte poi vince 2 volte, poi iniziano i dissapori con Doni e i tifosi e totalizza 13 punti complessivi in 13 partite e si dimette. L'Atalanta finirà terz'ultima in B con 35 punti in 38 partite). Quell'Atalanta (lasciata appunto da Del Neri che sostituì Mazzarri alla Samp di Marotta), Conte la lasciò con le dimissioni dopo un percorso sicuramente non fallimentare (a parte il 2-5 interno con la Juve di Ferrara). Gesto forte e "nobile". 
Quest'anno una nuova trionfale cavalcata col Siena di Mezzaroma, meno sorprendente di quella a Bari, ma altrettanto splendida, col graduale avvicinamento alla vetta e allungo nel momento decisivo.
Non ci sono grandi esperienze di mister che dalla promozione in A passano alla guida di una big in A. Di solito le big vincono con maghi o santoni stranieri (herrera, vicpalek, mourinho), con allenatori fatti in casa (capello, Trap, guardiola) o mister emergenti con un paio di buone esperienze in a (Lippi, Ancelotti, mazzarri?!).
La buona esperienza in A di media classifica Conte l'ha saltata (e forse la salterà) per il suo carattere integerrimo e testardo. Con i numeri della sua Atalanta avrebbe raggiunto forse una comoda salvezza e si sarebbe proposto per una squadra di media classifica quest'anno. Ha accettato invece il progetto di Mezzaroma ed ha vissuto una nuova cavalcata vincente, da squadra forte che deve vincere e restare in vetta, resistere alla pressione, andare a vincere in casa delle piccole e scorbutiche di B e nei confronti dirette con le altre big. Nei suoi ultimi anni di B Conte e' uno degli allenatori più vincenti, abituato a dover fare e imporre il gioco, abituato a cercare e mantenere i 3 punti, una mentalità vincente, seppure in B, allenata anche da una mentalità vincente ed assassina da giocatore bianconero.

I dubbi restano, e sono essenzialmente 3.
Inesperienza in A. Poco da dire su questo. Il livello tecnico, di pressione, di velocità e lettura del gioco, di gestione dei campioni e visibilità mediatica e' radicalmente diverso.
Caratteraccio. Rinuncio veementemente al Bari per divergenze di progetto, fece sfumare la Juve per divergenze su Diego.., andò via da Bergamo per divergenze su Doni, società e tifosi prima ancora che per i risultati. E' una bomba pronta ad esplodere in una polveriera.
Passione bianconera. E' un'arma a doppio taglio. La sua passionaccia, la sua forsennata voglia di Juve non ha pari nella storia di un mister, nemmeno gasperini o guardiola hanno avuto così tanta voglia di allenare una squadra perché così tanto tifosi. Serve razionalità e distacco, in molti casi. Va benissimo un tecnico ultra che pero ragioni e si comporti da tecnico non da tifoso.
I motivi di entusiasmo ci sono e sono essenzialmente 3.
Mentalità vincente. Vincere, vincere, vincere. 22 vittorie, 14 pari e 6 sconfitte col Bari, 20 vittorie, 14 pari e 6 sconfitte col Siena. Ha imparato sul campo da bianconero e l'ha insegnato dalla panchina ai suoi ragazzi del bari (la cui ossatura poi ha saputo vincere anche in a) e del Siena.
Competenza tattica. Non si rischia un nuovo caso Ferrara, con zero panchine alle spalle. Conte ha 5 anni e mezzo di panchina, idee molto molto chiare e raffinate da due esperienze vincenti che ti obbligano a dare continuità di gioco e sperimentare soluzioni diverse per vincere un campionato. Dovrà appplicarle ed adattarle ad un torneo diverso (la A) e più difficile e una squadra diversa e molto più complicata che viene da 2 anni difficilissimi.
Passione bianconera. In positivo, lottare con tenacia per perseguire degli obiettivi sia per soldi, successo e professionalità è un conto, farlo anche per passione sportiva e tifo è un altro. Sia per un giocatore, sia per un mister.
Di sicuro conte, ancora più di Ferrara, partirà con l'onda forte dell'entusiasmo dei tifosi, ma ricordiamoci che l'amato Ciro, osannato dopo le prime 4 vittorie, divenne l'odiato e incompetente Ciro dopo un pò di sconfitte e pareggi. Conte dopo un paio di sconfitte consecutive diventerebbe, almeno per il 50% di tifosi un inesperto testardo e Marotta avrebbe scelto ancora l'uomo sbagliato, invece di puntare sul fenomenale Mazzarri e sul fenomenale (lui si) Special Two, Villas Boas.
A proposito di questi ultimi 2. Mazzarri ha più esperienza, ha 8 anni in più e 4 in più di panchina. Promozione diretta col Livorno in B, poi 3 splendidi campionati con la Reggina (incredibile la salvezza da -11 dopo farsopoli), 2 campionati con la Samp (molto buono il primo, malino il secondo) e 2 ottimi campionati col Napoli. Sconta 3 elementi: 1) il Napoli non lo libera, 2) con Marotta non corre(va) buon feeling, 3) non ha esperienza di vittorie (in campo o in panchina).
Villas Boas è il migliore. Il suo Porto veniva da un 3° posto in campionato e la vendita dei due migliori uomini (Bruno Alves per 22 milioni allo Spartak e Meireles per 16 milioni al Liverpool, senza nessun "grande" in arrivo). Ha vinto 26 partite su 29 in campionato (e 3 pareggi) segnando a raffica in un campionato stitico e ha distrutto a suon di manitas le avversario di Europa League. E' allievo ma antitetico a Mou: super-aggressivo nei moduli iper-offensivi e dinamici, pacato e modesta fuori dal campo. Non viene perché solo una vagonata di milioni lo distoglierebbe dalla legittima voglia di fare la Champions con la sua creatura e stupire. (nota: vi consiglio la sua scheda tecnica sul ns. sito "amico", uccellino di del piero, spero non ne abbia a mala la ns. redazione).
Concludo con 4 campetti, per schiarirci le idee. Sono gli ultimi 442/424 di Conte e la sua potenziale Juve (ovviamente prima del giro di acquisti che, eventualmente, coordinerà con Marotta e Paratici).


fonte: juvenews.net

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