Del Piero: "Spero di poter giocare ancora a lungo"

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In questi minuti Alessandro Del Piero è ospite di Valeria Ciardiello a "Filo Diretto", il programma di Juventus Channel che permette ai tifosi di porre domande in diretta ai campioni bianconeri. TuttoJuve.com sta seguendo in diretta l'evento. Ecco le dichiarazioni del Capitano, trascritte integralmente dalla nostra redazione:

Ciao Alessandro. Abbiamo montato solo alcuni dei gol che hai realizzato con la maglia della Juventus, i più recenti. Però ce ne saranno e ce ne sono stati tanti altri. Va bene lo stesso?
"Sì, va benissimo. Sono contento, grazie".

Quante volte ti rivedi Ale?
"Mi rivedo spesso, ma non in maniera autocelebrativa, come in questo caso, anche se è molto piacevole farlo. Ma lo faccio magari dopo la partita, per cercare di analizzare le cose da migliorare".

Le tue playlist musicali mi tengono compagnia quando vengo a Torino. Puoi farne altre?
"Provvederò subito a mettermi all'opera. Lo farò presto".

Alessandro, da cosa nasce il gesto della linguaccia per esultare?
"Non so da dove nasce, ho lasciato sempre molta libertà ed è stato per me spontaneo esultare come capitava. Poi in quell'Inter-Juventus due a uno lì a pochi minuti dalla fine è uscita per la prima volta. E' stata una cosa simpatica, una cosa che mi piace e che io ho riprodotta, diciamo così, l'ho rifatta. E adesso mi esce in automatico, sle prime volte andavo a ricercarla, ma senza la necessità che questo diventasse o fosse una cosa... E' tutto nato in maniera spontanea, ma sono contento così"

Non credi che nella tua "indescrivibile e straordinaria" carriera ti manchi il Pallone d'Oro?
"Be' sarebbe sicuramente una cosa in più anche se devo dire che non è stato e non è un cruccio da parte mia. So di aver fatto tanto, di aver potuto anche fare altre cose, ma quella che è stata la mia carriera è stata meravigliosa per certi aspetti, quindi sono felicissimo così. Ho sempre dato più spazio alle vittorie d'insieme e di squadra che alle situazioni personali, questo sicuramente magari poteva essere... Però sono felice di aver vinto tanto e di aver giocato tanto"

Avresti mai pensato di vincere così tanto?
"L'ho sempre sognato, l'ho sempre sognato da quando eri bambino che sogni di diventare calciatore e sogni anche di vincere. E mi sono sempre non preparato, ma motivato per questo. Poi il destino , la bravura e tante altre cose, mi hanno aiutato a raggiungere quest'obiettivo"

Grazie Ale per tutta la felicità che ci trasmetti.
"Riuscire a trasmettere felicità e gioia è per me una cosa meravigliosa, però ne ho usufruto anch'io di questo. Sono cose che ho fatto in pieno con il cuore e quindi sono strafelice anch'io di aver fatto e dato così tanto e di aver ricevuto anche in contraccambio da parte di tanta gente"

Chi vedresti bene in futuro come capitano della Juve tra i tuoi compagni di squadra?
"Ci sono già giocatore che, per militanza e per presenze, hanno fatto e fanno tanto. Be' sicuramente Gigi Buffon che lo è per certi aspetti, poi magari Chiellini e Marchisio sono quelli che si avvicinano di più per determinati aspetti anche per gli anni di militanza nella squadra. Probabilmente loro, però credo che in una squadra non ci deve essere un solo capitano e io lo vivo così perché i miei compagni devono essere così. Ce ne è più di uno perché è importante che sia l'apporto soprattutto di una spina dorsale. E' un lavoro di gruppo, poi ci sono gli interpreti individuali, ma il lavoro di gruppo è fondamentale, l'unità di gruppo è fondamentale"

Quali credi sia la tua migliore stagione in carriera, quella in cui ti sei sentito più in forma?
"Non lo so, è una bella domanda anche perché non ci ho mai riflettuto così a lungo anche se curo molto quella che è la mia attenzione a queste cose. Devo dire che ci sono state due fasi delle mie stagioni: quella dove esprimevo tanto e in alcune situazioni mi facevo male, il più grosso è sicuramente il Novantotto, e poi quella che sono stati gli ultimi cinque anni dove praticamente gli infortuni sono stati quasi zero. Quindi un'altra fase, un altro momento diverso, E definire quella che è stata la migliore, non lo so, anche perché essere disponibili sempre, allenarsi sempre ed essere pronto a giocare sempre, penso sia un bel vantaggio per me in primis ma per tutta la squadra in generale".

Raggiungiamo un club doc, come facciamo sempre. Questa volta siamo a Sassari e abbiamo la presidente, Adele Secchi.
Adele: "Per me è un onore parlare con te. Volevo farti sapere che qui a Sassari hai tanti fan. Nel nostro club abbiamo cento soci che ti considerano un indolo e tra loro ci sono anch'io. Ti annuncio che nel secondo giorno del nostro compleanno, che è proprio oggi, abbiamo deciso di intitolare il club a te. E volevo chiederti quando smetterai di giocare. Naturalmente spero il più tardi possibile. Vorrai rimanere alla Juventus come dirigente o hai in mente un futuro come tecnico?".
"Intanto salutiamo gli amici di Sassari e li ringrazio. Spero di giocare a lungo chiaramente. Spero di giocare e di essere ancora come sono adesso, nel senso di poter dare il massimo, sotto tutti gli aspetti. E quindi sapere anche il momento dove è giusto fermarsi. Onestamente oggi non lo so dire. Guardo molto al presente e a quella che è la stagione successiva. Chiaramente non è giusto fare programmi a lungo termine sotto questo aspetto. Dunque, vedo oggi e vedo il prossimo anno. Poi il prossimo anno si vedrà e si capirà. Detto questo, cosa farò da grande? Non ne ho la più pallida idea. Non ho mai pensato in questo momento nè alla carriera di dirigente, nè alla carriera di allenatore. Non perchè non voglia fare queste cose, ma perchè sono molto dedicato a quella che è la mia professione attuale, che è molto impegnativa per certi aspetti, ma meravigliosa soprattutto. E la professione per la quale sono nato in primis. Questa passione che ho per il calcio, per fare il calciatore, oggi è la cosa primaria per me. E voglio dedicarmi tutto - compresi i miei pensieri - a quello".

Tutta questa forza, questa determinazione, questa sicurezza, da dove viene? Come fai ad essere sempre un esempio? Hai uno stile davvero inimitabile?
"Grazie per le tue parole. La forza mi arriva da tante cose, sicuramente. Da quanto da bambino ho sognato quello che sono adesso, da come sono stato educato, da quelle che sono state le persone nell'arco della mia vita e sicuramente nell'ultima fase, parlo soprattutto di mia moglie e dei miei bambini, che mi hanno dato uno slancio enorme, mi danno un carica e un'energia pazzesca. Quindi basta solo pensare a loro per essere felici e per essere adrenalinici ed entusiasti. Poi, ripeto, faccio un lavoro del quale sono innamorato, di conseguenza, unendo le due cose, penso sia più semplice.

Ma i bimbi adesso realizzano quando il papà segna? Lo capiscono?
"Sì, il grande sì. Anche Dorotea guarda la televisione e mi riconosce. Ma penso non sappiano minimamente cosa faccia; ma onestamente sono anche contento così in questa fase. Sono molto piccoli ed è giusto che vivano di altre cose".

Come avete deciso tu e Sonia i nomi dei vostri figli, che sono molto particolari, unici..
"Sicuramente abbiamo cercato dei nomi particolare, ma non per particolari motivi, ma perchè volevamo dei nomi tra virgolette giusti, azzeccati, per quelli che erano i nostri bambini. Crediamo di aver fatto la cosa giusta per loro. Spero che quando crescono dicano: 'Sì papà, mi hai dato un bel nome'; e che non mi dicano il contrario".

Ale, grazie di esistere. Qual è il momento più bello che hai vissuto alla Juve? "Ho la fortuna che non ho vissuto uno così bello da definirlo unico. Ci sono stati tutte le prime volte. Il primo scudetto, la prima e unica Coppa dei Campioni, l'Intercontinentale, lo scudetto del 5 maggio, c'è stata la partita di domenica, nel senso ci sono tanti momenti da fermare, da vivere in pieno, che vivo in pieno e che mi prendo in pieno. Ad esempio io domenica ero felicissimo come tutte le volte che riusciamo a vincere, poi ci sono chiaramente quelle che ho elencato che hanno certi aspetti dal sapore diverso".

Qual è stata la prima partita a cui ha assistito dal vivo da bambino? Bramavi per l'autografo di qualcuno in particolare? "Be' quando ero bambino, le partite che andavo a vedere erano quelle di mio fratello, che giocava, quindi prima al Gorizia con Delneri tra l'altro e poi in altre squadre. Io con le giovanili giocavo il sabato e quindi la domenica andavo con mio papà a vedere queste partite. Dopo queste, l'unica del grande calcio è stata un'Udinese - Juventus dove conobbi anche Boniperti. Ero appena passato alla Juve in realtà. Poi tutte quelle in cui ero nelle giovanili del Padova. Quindi prima di questa, le partite del Padova che, da giovanili, andavi a vedere i grandi. Godevo solo di vedere i giocatori, mi piaceva, mi bastava quello. Poi magari tornavo a casa e dicevo: 'Che stupido potevo anche chiederglielo', ma in realtà non c'è mai stata un'occasione in cui ero così vicino da poter chiedere un autografo. Mi accontentavo di averli visti ed ero felice così".

Secondo te, l'assenza di Quagliarella ha pesato molto sulla squadra?
"Sì, ha influito perchè Fabio era in forma stava facendo molto bene. Ma la cosa va allargata: tutti gli infortuni, ahimè, influiscono nel lavoro settimanale, influiscono nelle possibili scelte dell'allenatore. Ci sono stati tanti infortuni, alcuni molto lunghi - penso a Fabio, a De Ceglie, a Iaquinta -, e questi sicuramente tolgono energia, tolgono opportunità. Non solo quello di Fabio, ma anche gli altri infortuni. Purtroppo sono situazioni che capitano, ma sono situazioni non positive".

Che tipo di papà sei con i tuoi bambini? Ti trovi bene in questo ruolo?
"Mi trovo bene perchè lo faccio in maniera molto spontanea, anche se spesso e volentieri con mia moglie cerchiamo di conoscere di più questa professione nuova, infinita, ed è 24 ore su 24. Cerchiamo di seguire molto il nostro istinto, ma anche quelle che sono magari le regole o cose che ci vengono consigliate".

Quanto tempo rimarrai alla Juventus? Dopo la carriera di calciatore cos'hai in mente?
"Non posso che confermare quanto detto prima. La speranza è quella di rimanere il più a lungo possibile e di giocare in un determinato modo".

Che emozione sarà per te dare il calcio d'inizio del prossimo campionato nel nuovo stadio della Juventus? "Spero di raccontarvelo (sorride ndr) anche qui a Filo Diretto. Non lo so che emozione sarà. Credo e mi auguro molto bella".

Le ultime bandiere del calcio italiano siete tu e Totti. Cosa consigli per riportare i veri valori sportivi e l'attaccamento alla maglia nel mondo del calcio? "Be' non è semplice, non è semplice magari fare carriere come la mia e quella di Francesco e di giocatori che nel passato sono riusciti a fare... Non è semplice anche perché il calcio è cambiato sotto certi aspetti. Qui sta molto alla dirigenza, alle prestazioni dei singoli calciatori e come riescono a integrarsi con l'ambiente. Qui io ho trovato e ho avuto la soluzione, a mio avviso, migliore per potermi esprimere. Quindi sono felice di tutto questo. Senza soffermarsi su tutto questo, giochi in una squadra per 12,15, 20 anni, si può essere bandiere nel modo di comportarsi, di giocare anche per uno, due, tre anni, quando appunto affronti a dai tutto te stesso in maniera completa al massimo. E' chiaro che se questo lo fai per pià tempo assume un'importanza più rilevante".

Io vorrei sapere solo una cosa. Ormai sono due-tre anni che ci ritroviamo dei giocatori che non sono da Juventus. Quando arrivano alla Juve finiscono di giocare a pallone. Tipo Motta, Felipe Melo, Chiellini non ne parliamo proprio. Una Juventus in questo stato non l'ho mai vista. Io ero abituato ad una Juventus con Buffon, Thuram, Cannavaro...Noi tifosi siamo delusi, io sono deluso. Io spendo 2-3 mila euro l'anno per la Juventus, io sono malato. La Juventus ha bisogno di cambiare totalmente, di giocatori da Juventus. Ma pesa così tanto questa maglia?
"La tua sofferenza è anche la sofferenza nostra. C'è poi da valutare. Se uno ha fatto una grande stagione o meno, se è da Juventus o meno, non sta nè a me, nè agli altri che giocano a calcio dirlo. Noi dobbiamo pensare di fare il massimo e bene. Quando non ci riesci vivi in frustrazione, come stiamo vivendo noi da un periodo a questa parte. Ci manca lucidità, non riusciamo delle volte ad esprimere il nostro potenziale, come successo in alcune partite. Quindi in questo momento dobbiamo cercare quello, poi sarà il campo che determinerà se siamo bravi, migliori di altri e da Juventus. Credo sia il leitmotiv che dobbiamo avere in testa in questo momento, poi l'auspicio, l'augurio, la speranza di tutti noi è che presto si possano rivivere Juventus come quelle che hai citato. Quindi la speranza è che questo accada il prima possibile".(redazione TuttoJuve.com)

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