Ecco come nasce la Juve del futuro

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La Juve del futuro è già in costruzione: giorno dopo giorno viene aggiunto un mattone a pochi metri di distanza da dove si allena la Juve del presente. Centro sportivo di Vinovo: campi, spogliatoi (uno per ciascuna squadra, anche del settore giovanile, come accade solo al Real), un ristorante quasi pronto, il progetto di un vero e proprio hotel per la prima squadra. E poi c’è una palazzina che al primo piano ospita il «centro ricerca» - come lo chiama Beppe Marotta -. É qui che si pianifica tutto il lavoro di scouting, che si svolgono le riunioni tra gli osservatori, che si analizzano i video, che si studiano le relazioni. É qui, insomma, che si costruisce la Juve del futuro.

La rete. I responsabili degli osservatori sono due: Mauro Sandreani per la prima squadra e Carlos Vargas, esperto nel calcio sudamericano, per il settore giovanile. Entrambi lavorano a stretto contatto con Fabio Paratici, a sua volta braccio destro di Marotta. É un lavoro di gruppo, in cui ciascuno però ha le proprie competenze e le proprie responsabilità. Nella ramificata struttura bianconera ci sono dodici osservatori di prima fascia, i cosiddetti «internazionali»: il loro compito è quello di monitorare la Serie A, le coppe internazionali, i campionati esteri, le nazionali comprese quelle giovanili. In un solo weekend, grazie ad anticipi e posticipi, gli «internazionali» seguono complessivamente una cinquantina di partite. Questi dodici osservatori (che si riuniscono quattro volte all’anno) sono professionisti che lavorano in esclusiva per la Juve. Oltre a loro ci sono dieci «territoriali», cioè osservatori che si muovono in una o più regioni limitrofe guardando le partite di serie B, C e di tutto il settore giovanile. Da ciascuno di loro viene organizzato un raduno all’anno, nel quale vengono provati i ragazzi più interessanti monitorati in precedenza. Il gruppo degli osservatori «internazionali» e di quelli «territoriali» segue circa 3.500 partite all’anno.

Voti e video. La Juve utilizza un sistema informatico che uniforma le relazioni e semplifica le scelte. Ogni lunedì Fabio Paratici riceve le mail di tutti gli osservatori. Quando si comincia a seguire un giocatore, vengono allegate anche le informazioni extracalcistiche: la testa e lo stile di vita fanno la differenza almeno quanto le gambe. Ogni relazione si conclude con un giudizio. Ci sono quattro possibili voci: «da comprare» (più esplicito di così non si può); «in prospettiva» (bravo, magari si può aspettare il momento giusto per fare un’offerta); «da rivedere» (ci sono qualità, ma anche qualche dubbio); «negativo» (chiarissimo). Gli osservatori si aiutano anche con i video: la Juve dispone di un programma all’avanguardia che consente, all’interno di una partita, di raggruppare i movimenti solo del giocatore che interessa. Il database è pressoché infinito: ci sono proprio tutti, da Messi ai ragazzini del ’95.

I rivali. Naturalmente vengono osservati anche gli avversari: è un lavoro svolto personalmente da Mauro Sandreani che va a studiare i rivali della Juve due settimane prima della partita. A Delneri viene consegnato un video di otto minuti in cui si evidenziano i movimenti offensivi e lo sviluppo della fase difensiva. Un ulteriore video si focalizza sulle palle inattive. Per quanto riguarda le prestazioni della Juve, vengono computerizzate in tempo reale da Riccardo Scirea, il figlio dell’indimenticato Gaetano, che al 90’ è in grado di consegnare a Delneri tutti i dati riguardanti il flusso di gioco della squadra. Nulla, insomma, è lasciato al caso: «Noi crediamoche questa sia la strada migliore per affrontare la sfida del calcio del futuro, quello dei fair play finanziario - spiega Marotta -. Il fenomeno va costruito soprattutto in casa, individuato in età giovanissima. Vinovo deve essere il fulcro dell’attività della Juve, mentre in Corso Galileo Ferraris resta la sede di rappresentanza». In attesa di tornare a essere una grande squadra, l’impressione è che la Juve sia di nuovo una grande società.

Fonte: La Gazzetta dello Sport (articolo a firma di Mirko Graziano e G.B. Olivero)

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