La “rivoluzione” dei 12 mesi di Beppe Marotta

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Articolo pubblicato da CalcioGP. Come ormai consuetudine del blog, anche quest’anno vi proponiamo il solito giro di commenti sul mercato appena conclusosi. Da parte mia, dopo aver letto il commento tecnico-tattico della “rosa” effettuato da mister Barcellona, avrei pensato ad un’analisi più “allargata” che copra quindi l’intera “rivoluzione” (come chiamarla altrimenti) portata a termine da Beppe Marotta dal suo arrivo alla Juventus. L’ex dirigente doriano, infatti, appena insediatosi non si è limitato a cercare di migliorare una squadra arrivata settima l’anno prima, ma in tre sessioni di mercato l’ha completamente sventrata e trasformata come mai era stato fatto prima nella storia della nostra Società. Missione compiuta?

I QUINQUENNALI DI SECCO & CO. – Per iniziare, trovo sarebbe ingeneroso e superficiale giudicare l’operato di Beppe Marotta senza prima fare un passo indietro per rivisitare quanto prodotto (parlo delle conseguenze devastanti) da chi l’ha preceduto. Non varrà come giustificazione per gli insoddisfatti, ma è bene dirsi le cose come stanno e buonafede impone di farlo a 360°. Giusto perchè sia chiaro di cosa stiamo parlando (mi scuso in anticipo per il travaso di bile, in arrivo) vi elenco solo alcuni degli acquisti effettuati (abbuono quello di Boumsong, in B, a 4,8 milioni con contratto quadriennale: diciamo che era la B..) subito dopo essere saliti in Serie A dal trittico Blanc-Bettega-Secco (epurati tutti e tre per fare spazio proprio a Marotta e Paratici). Si parlò, lo ricorderete, di un piano quinquennale per tornare ai livelli della squadra di Capello. In realtà, l’unica cosa quinquennale lasciata in eredità sono stati i contratti onerosi (ripeto e sillabo: quin-quen-na-li) sottoscritti da gran parte dei calciatori portati a Torino. Vi ricordo, fra gli altri, quelli firmati da Tiago e Almiron, pagati 22 milioni di euro in due. Quest’anno, a uno dalla fine, abbiamo rescisso col portoghese e piazzato il secondo a titolo definitivo per tre rate da 133 mila euro (avete letto bene). Ma hanno brindato con un bel quinquennale il nostro ritorno in massima serie anche Grygera (risoluzione pure per lui, pochi giorni fa) e Iaquinta (invendibile persino a un anno dalla scadenza). Per Salihamidzic, invece, 30 anni e mezzo al momento della firma, ci si è accontentati – bontà sua – di un quadriennale, risoltosi quest’anno ovviamente col calciatore svincolato. Quadriennale, infine, anche per Jorge Andrade, lo sfortunato difensore portoghese pagato 10 milioni cui abbiamo risolto il contratto nel 2009, per i motivi che ben conosciamo. Questo solo il primo anno, e le ripercussioni sono evidenti ancora oggi. Poi sono arrivati, a secondo di A, il brasiliano Amauri valutato 22,8 milioni con contratto quadriennale (fuori rosa e libero aggratis a giugno), il danese Poulsen, preferito al più quotato Xabi Alonso e costato di fatto la clausola rescissoria di 9,75 milioni con oneroso quadriennale a seguito (miracolo di Marotta l’anno scorso che l’ha ceduto al Liverpool senza minusvalenze. Visto che siamo in parentesi, il giocatore è finito all’Evian, in Francia: cercate pure sulla cartina…) e a gennaio è infine arrivato anche Momo Sissoko a 11+2 con ennesimo quinquennale (altro miracolo di Marotta quest’anno, ceduto con plusvalenza, cortesia di Leonardo e del PSG). Terzo anno, ultimo ereditato, e altri disastri: gli acquisti infelici (eufemismo) e pompatissimi di Diego (quinquennale, manco a dirlo, e 27,5+2,5 mln di cartellino: per la cronaca il giocatore, finito fuori rosa dopo aver boicottato l’ultima decisiva partita dello scorso campionato, quest’estate ha preso a calci l’ex compagno bianconero Salihamidzic facendosi cedere in prestito all’Atletico Madrid con riscatto fissato a 8 milioni), Felipe Melo (quinquennale pure per lui, e 25 milioni sul piatto) e Fabio Grosso (per lui triennale da oltre 2 milioni, ma trattavasi di 32enne). E’ chiaro che, con uno scenario del genere, operare sul mercato fosse davvero difficile: serviva una “secca” sterzata, un cambiamento di rotta, reso però difficilissimo dalle “zavorre” che bloccavano gran parte delle operazioni in entrata.

LA GRANDE EPURAZIONE – Tutto ciò ha portato la Juventus, stando alle parole di Andrea Agnelli, ad ereditare una rosa dal tetto ingaggi tra i più alti d’Europa (sui 170 milioni lordi l’anno compresi ammortamenti). Non un problema in assoluto, se non fosse che le squadre più forti d’Europa le abbiamo guardate in tv, arrivando settimi nel più scarso campionato italiano di sempre. Vi era perciò uno sbilanciamento tra i costi e i risultati non accettabile. Il compito affidato a Marotta – perchè da questo dobbiamo partire (e ci torneremo) – era quello di ridurre del 30-35% (a primo anno) i costi per rendere più snello e gestibile il parco giocatori e (a secondo) di aggiungere quella qualità necessaria per tornare competitivi. Il risultato prodotto è stato, nè più nè meno, che in 12 mesi ci si è sbarazzati di fatto di tutti gli acquisti della precedente scellerata gestione. Per rendere meglio l’idea, vi elenco la rosa dopo la stagione Ferrara-Zaccheroni, quella che il neo direttore generale si è ritrovato “chiavi in mano”. Vi sbarro i giocatori che ad oggi risultano ceduti o fuori rosa, e in corsivo vi segno quelli che sono stati (mi riferisco solo alle notizie certe) sul mercato, ma non si sono alla fine mossi da Vinovo. Guardate da voi:

Gianluigi Buffon, Antonio Chimenti, Alexander Manninger, Fabio Cannavaro, Nicola Legrottaglie, Jonathan Zebina, Fabio Grosso, Giorgio Chiellini, Paolo De Ceglie,Cristian Molinaro, Lorenzo Ariaudo, Zdenek Grygera, Martin Caceres, Mauro German Camoranesi, Claudio Marchisio, Sebastian Giovinco, Hasan Salihamidzic,Mohamed Sissoko, Tiago, Felipe Melo, Christian Poulsen, Diego, Albin Ekdal,Antonio Candreva, Yago, Alessandro Del Piero, Amauri, Vincenzo Iaquinta, David Trezeguet e Michele Paolucci.

POCHE CESSIONI VERE – Non credo serva aggiungere altro: restano solo sei confermati (e 21 che non giocano più nella Juve, tra parentesi), e di questi solo Manninger è un prodotto della gestione Secco-Blanc. Gli altri sono Grosso (reintegrato), Iaquinta e Amauri, che abbiamo cercato in tutti i modi di cedere. In pochi mesi si è quindi completata una rivoluzione francamente senza precedenti nella storia dei grandi clubs (della Juve non ne parliamo), almeno a mia memoria. Lo si è fatto, a conti fatti, cedendo poco e male, rescindendo (spesso con buonuscite) i contratti di 6 (Zebina, Legrottaglie, Grygera, Camoranesi, Tiago, Trezeguet) di quei 21 ceduti, proponendo senza successo la rescissione per altri 2 (Grosso e Amauri, che si svincoleranno in estate), facendo andare a scadenza 3 contratti (Cannavaro, Salihamidzic, Chimenti), non confermando diversi giocatori in prestito. Cessioni “vere” poche, quindi. Molinaro in Germania, Giovinco al Parma, Sissoko al PSG, Poulsen al Liverpool, Diego in Germania pure lui, Ekdal ancora in comproprietà. Troppo poco, col senno di poi (e giudicando dietro una scrivania). Più che di cessioni, perciò, potremmo parlare di una vera e propria “epurazione”, portata a termine spesso anche rimettendoci, pur di raggiungere il risultato.

SERVIVA SMEMBRARE TUTTO? – La domanda è d’obbligo. E’ stato uno dei temi principali di discussione della passata stagione, e si ripropone con ancora più vigore quest’anno. Una corrente di pensiero, capitanata dall’ex DG bianconero Luciano Moggi, sostiene come sarebbe stato meglio innestare 2-3 giocatori buoni all’anno, senza rivoluzionare in così breve tempo il tutto; un’altra, d’accordo con le scelte di Marotta, era per il fare tabula rasa di calciatori strapagati e capaci di raggiungere solo un settimo posto, ripartendo da zero. Difficile prendere posizione, ma la prima (stagione) non è stata delle più positive (anzi è stata un disastro, senza giri di parole). Si è raggiunto sì un discreto abbattimento dei costi, ma – siamo una società sportiva – l’effetto collaterale (eufemismo anche qui) è stato quello di finire cancellati dalla mappa dell’Europa calcistica. Quest’anno serviva costruire una formazione che potesse restituire dignità e onore ai propri tifosi, magari – se necessario – ragionando più col cuore che col portafogli. Ed è stato fatto sì, ma in parte.

GIUDIZIO SUL MERCATO – Proviamo per un attimo a fare lo sforzo di non considerare esclusivamente il prezzo dei cartellini dei neoacquisti come unico parametro per esprimere un giudizio, nè di basarci solamente, magari spinti dall’emotività, sulle trattative saltate con Aguero, Sanchez e Rossi piuttosto che, all’ultimo momento, con Bruno Alves, Gastaldello e Andreolli. L’investimento per acquistare un calciatore è infatti una delle variabili da considerare, ma non l’unica. Premesso che, ragionando in questo modo, si può calcolare come si siano spesi circa 33-34 milioni (saldo tra gli acquisti e le cessioni) cui andrebbero sommati i 37 dei riscatti dei calciatori prelevati in prestito l’anno scorso, bisogna sempre tenere a mente quello che era il compito affidato a Marotta e le parole di Andrea Agnelli pronunciate alla presentazione delle nuove maglie, ossia che i top players (a proposito, mi faccio promotore di una petizione per abolire questo termine dal vocabolario calcistico bianconero) piacciono, ma che li avremmo potuti comprare, e così non è stato, solamente “alle nostre condizioni”. Marotta ha dovuto infatti cercare di contenere il più possibile i costi pur dovendo, allo stesso tempo, allestire una formazione in grado di porre le basi per un buon futuro. Non gli è stato chiesto di vincere a primo o secondo anno, altrimenti probabilmente avrebbe compiuto scelte differenti: un miglioramento dei costi a bilancio era l’obiettivo principe, da coniugarsi sportivamente con il ritorno in Champions League (terzo posto). Ragionando “per ingaggi”, infatti, notiamo subito come tutti e otto (escludo Ziegler, riceduto in prestito) gli acquisti di quest’anno comporteranno una spesa annua netta di soli ingaggi di 16 milioni di euro circa ¹ (tali informazioni sono riservate e non è possibile avere dati staistici certi: mi sono affidato a quanto scritto sui media..); quelli di cui ci siamo liberati (di Sissoko, Melo, Grygera al netto della rescissione, Salihamidzic, Traorè, Rinaudo, Aquilani e non si sa se ce ne saranno altri, ancora), invece, assieme ammontano a 13-14 milioni di euro circa ². C’avessimo aggiunto anche il Iaquinta e Amauri, come nelle intenzioni, avremmo finito addirittura con l’abbattere di qualche milione il monte ingaggi rispetto all’anno prima, il che economicamente sarebbe stato un risultato straordinario (ripeto: il mandato era chiaro..) se rapportato alla qualità dei neo arrivati. Si è infatti migliorata sensibilmente la qualità dell’organico (facciamola spicciola, così non ci si fraintende: Ziegler era meglio di Traorè, Pirlo è meglio di Aquilani, Vidal è meglio di Melo, Elia è meglio di Martinez, Giaccherini è meglio di Lanzafame, Vucinic è meglio di Toni e Iaquinta rotto, ecc..). Non concordo, proprio per questo, nel considerare il mercato bianconero gravemente insufficiente, come letto altrove. La formazione che Conte si ritroverà ad allenare è infatti nettamente più forte di quella che l’anno scorso era a disposizione di Delneri (ce li avesse avuti lui Pirlo, Ziegler & co…). Certo, col senno di poi si sarebbero potute fare scelte differenti, come sempre. E sempre col senno di poi si sarebbero potute gestire meglio alcune questioni spinose, non ultima quella legata alla mancanza di un rinforzo in difesa. Il risultato complessivo però è sicuramente sufficiente, avendo effettuato investimenti “giusti” (i giocatori a mio avviso sono tutti pagati il loro valore, e devo dire che non era facile visti i prezzi folli dell’estate) e con ingaggi “giusti”. Basterà per centrare anche il risultato sportivo richiesto? Non faccio il veggente a tempo perso, e sono tra quelli che pensano le previsioni in genere portino pure sfiga. Sarà come sempre il campo ad emettere i giudizi definitivi, ma la cosa certa è che comunque l’allenatore è stato accontentato, e non può lamentarsi.

GLI ERRORI DI GESTIONE – Tutto perfetto, quindi? Niente affatto. Anzi, ci sono alcune situazioni che lasciano molto perplessi. Chiariamo una cosa: il ruolo di un direttore generale non è solo quello di comprare e vendere modello supermarket, ma è anche e soprattutto quello di gestire al meglio le situazioni quotidiane. Facciamo un esempio: ci sta che un allenatore, Conte, non consideri affidabili e funzionali al proprio gioco due ragazzi come Bonucci e Ziegler. Ci sta meno che la faccenda finisca sui giornali a due giorni dalla chiusura del mercato, con la Società intenta a piazzarli ovunque. Il risultato è stato infatti che il centrale è rimasto (e chissà con quale spirito) mentre la dipartita del terzino ha costretto al reintegro forzato di Grosso, con annessa bruttissima figura. Forse sarebbe stato più saggio, come consigliato personalmente su Facebook e in un precedente articolo, dare fiducia (almeno pubblica, per renderla credibile) a entrambi e dichiarare il mercato chiuso. L’avessimo fatto, si sarebbe potuto lavorare con più tranquillità e meno ansia e l’eventuale arrivo a Torino di un Gastaldello o di un Andreolli (a fronte di una trattativa saltata, es. quella per Bruno Alves con scambio giocatori) sarebbe stato visto come un tassello da aggiungere al reparto, e non come una mossa disperata di una società, per il secondo anno di fila, costretta a vedersi sbattere la porta in faccia da società e calciatori francamente, con tutto il rispetto, di seconda o terza fascia. Il tifoso, in definitiva, non si sarebbe fatto prendere dal panico, e probabilmente non si sarebbe perso quell’entusiasmo che aveva raggiunto il picco dopo l’acquisto di Mirko Vucinic. Resta perciò l’amaro in bocca e l’incredulità perchè non si era abituati, alla Juventus, ad assistere a certe scene e a certi affanni. Chiaro, Marotta e Conte si assumeranno entrambi le loro buone dosi di responsabilità per queste scelte, che di fatto lasciano intoccata (un solo innesto) la difesa dell’anno scorso, la stessa che ha subito 47 gol (contro i 24 del Milan, per capirci). Si è probabilmente convinti di poter lavorare sui giocatori, grazie anche alla mancanza delle Coppe e alla possibilità di allenarsi per tutta la settimana. Speriamo lo si riesca a fare. La palla, come sempre, passa ora al calcio giocato. Buona stagione a tutti.


fonte: uccellinodidelpiero.com

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