TORINO, 11 febbraio 2012 - Torniamo indietro allora. Moratti la chiama all’Inter.
«Mi spiegò che per il fair-play finanziario un pezzo grosso doveva partire, ma che Eto’o sarebbe rimasto. L’obiettivo era quello di rigenerare un gruppo che aveva dato segni di fatica e incominciare a preparare il ricambio. Bene. A me bastavano Palacio, un centrocampista e un difensore, visti gli infortuni nel reparto».
Quale centrocampista?
«Si pensava a Vidal, a me piaceva anche Nainggolan che però non veniva ritenuto da Inter. Come Criscito, per non dire di Palacio che si poteva prendere. Cercavano Sanchez, Lavezzi, Tevez, molto meno abbordabili. Io col tridente Palacio, Milito ed Eto’o ero pronto a sfidare il mondo. Fui accontentato almeno con Thiago Motta, cui l’Inter aveva chiesto di trovarsi una squadra e con Milito, che rifiutò una grande proposta (Psg, ndr). Bastava poco: due-tre giocatori, non i nove che ha poi comprato l’Inter. Alla faccia del fair-play. Questo è il grande rimpianto. Bastava davvero poco per fare bene».
Da un Novara all’altro, come sta oggi Gasperini?
«Bene. Caricato dalla constatazione che il calcio che piace a me vince: rubare palla e non aspettare che gli altri la perdano. Giocare con coraggio e grande ritmo. I risultati danno entusiasmo, ma la vera autostima te la dà solo la prestazione. La Roma può anche perdere, ma lo vedi che si sente forte grazie al suo gioco. La Juve è ancora meglio perché più duttile e imprevedibile. La Juve ha battuto il Milan a San Siro con la famosa difesa a tre, come il Barcellona. Con la difesa a tre giocano bene Napoli e Udinese. Il calcio è evoluzione. Chi resta fermo a ripetere le cose che ha sempre fatto è antico».
Juventus favorita?
«Conte è il valore aggiunto. Fa fruttare tutto ciò che riesce a insegnare in allenamento. Ci siamo sentiti. Il Milan però può recuperare. Lazio e Udinese stanno facendo cose stratosferiche».
Fonte: GdS (estratto dall'articolo a firma di Luigi Garlando)
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