In un anno crollo d'infortuni. I segreti? Mercato, tecnologie e metodo Conte

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Ci vuole un fisico bestiale per il calcio a cento all’ora pianificato da Antonio Conte: «Vinciamo solo se diamo sempre il 120 per cento». Così la Juve s’è attrezzata l’officina, per la messa a punto dei muscoli e la prevenzione dei guasti. Fin qui ha funzionato alla grande, anche se in casa bianconera evitano di parlarne e spolverano gli amuleti: 15 infortuni nei primi cinque mesi di campionato, contro i 32 della scorsa stagione. E con minor incidenza di guai muscolari, sei contro 16, sfatando la leggenda dei campi di Vinovo: dipendesse tutto dall’umidità, metà delle squadre di Premier League sarebbe ricoverata per sette mesi su nove. Mentre nei crack da trauma, pilota pure il destino.
Per viaggiare sempre ai limiti di velocità, dove spesso il nemico non arriva, come l’altra sera a San Siro, serve allenarsi di conseguenza: difatti, fin dal ritiro di Bardonecchia, le sedute atletiche sono sempre state miscelate agli allenamenti, ogni giorno, ogni settimana. «Si lavora di più e più duramente», confessano alcuni giocatori. All’inizio, Paolo Bertelli, il preparatore atletico, così riassunse la nuova filosofia: «Tanto pallone, ma pure esercitazioni senza e lavoro in palestra. Diciamo che tutto è orientato all’alta intensità, ad aggredire sempre quello che si fa. Dalla partita all’allenamento: Conte cerca di sviluppare l’aggressività agonistica, perché venga applicato al massimo il suo calcio». Del resto, da giocatore, l’allenatore lavorò a lungo con Giampiero Ventrone, il "marine" della Juve by Marcello Lippi. Il fisico oltre la tecnica. Non è stato arruolato Ventrone, ma lo staff è stato rifatto comunque. Dal suo trentennale archivio di pallone, Beppe Marotta ha così indicato Bertelli, conosciuto ai tempi del Venezia di Spalletti. E ha avuto l’intuizione nella scelta del professor Roberto Sassi, 60 anni, con il quale l’ad bianconero lavorò già nel 1980 a Varese, mentre Conte l’aveva conosciuto come preparatore atletico al Lecce. L’altro teorico delle fibre muscolari è Julio Tous, 39 anni, spagnolo, già collaboratore del Barcellona e 
di tennisti come Rafa Nadal e Carlos Moya: Marotta lo ingaggiò ai tempi della Samp. Così Sassi descriveva il team, all’inizio dell’avventura: «Un gruppo molto affiatato, ognuno con proprie competenze. Bertelli è il più stretto collaboratore di Conte, con il quale elabora gli allenamenti. Tous è l’esperto della forza e lavora in palestra con macchine innovative. Io coordino il Training Check». Che è una delle novità: sostanzialmente vengono monitorati tutti gli allenamenti della Juve, dalla prima squadra ai pulcini, in modo da portare avanti lo stesso tipo di allenamento. Con carichi diversi in proporzione all’età, ovviamente. Il tutto con l’ausilio di meccanismi di telemetria, i cui dati sono archiviati in un pc.
Durante alcune amichevoli infrasettimanali, per esempio, ai giocatori è stato applicato un cardiofrequenzimetro, così da controllarne l’attività del cuore nel corso delle varie fasi di gioco. Così come, durante la stagione, tutta la squadra ha sostenuto diversi test atletici con il centro ricerche Mapei, da cui è uscita un’altra notevole mole di dati. Leggendoli, si riescono a dosare i carichi di lavori più opportuni, evitando di superare il limite di guardia. Una limata agli infortuni l’ha data anche il prudente ricambio di giocatori perché in alcuni, per precaria salute o iella, i guai muscolari parevano esser diventati patologia: da Traoré ad Amauri e Iaquinta, protagonisti di malanni e ricadute. Certo, poi c’entra pure il fato, o magari l’acqua santa nella boccetta di Conte: «Non è che fosse tutto sbagliato ciò che si faceva un anno fa con Del Neri, e tutto perfetto oggi», ammette qualche bianconero, incrociando le dita. Anche se, fin qui, questo raccontano i referti. E la classifica.


Fonte: La Stampa (articolo a firma di Massimiliano Nerozzi)

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