Conte rischia 2-3 turni. FIGC e AIA furiose con Marotta: sarà deferito?

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Juve, attenti al giudice

Conte rischia 2 turni, Marotta nel mirino. La sfuriata può costare cara al tecnico. L’allusione del d.g. all’«arbitro napoletano» scatena l’ira di Figc e Aia

MILANO, 28 gennaio 2013 - La gazzarra al fischio finale, la squalifica di Antonio Conte che appare inevitabile, le frasi pronunciate a «freddo» da Beppe Marotta. Ecco gli argomenti più gettonati nelle conversazioni di ieri tra i vertici della Federcalcio e quelli dell’Associazione italiana arbitri. Parlare di una «forte irritazione» per il dopo Juve-Genoa è un eufemismo. Nessun commento ufficiale, ma lo sconcerto è evidente. Giudicata «grave» la sparata di giocatori e Antonio Conte contro Guida e i suoi collaboratori. E soprattutto è smentita categoricamente la frase riportata dal tecnico bianconero sull’arbitro: «Mi ha detto che non se l’è sentita. E’ una vergogna». La ricostruzione di quanto accaduto è diversa, nessuno accusa Conte di aver inventato le parole, ma ci sarebbe stato un equivoco. Forse l’allenatore ha ascoltato solo una parte della spiegazione data dal direttore di gara ai suoi giocatori: «Per me il tocco è involontario, non mi sento di concedere un rigore così». Una frase che ha un senso totalmente opposto a quello (grave) della prima versione. E comunque non è stato questo episodio a fare arrabbiare di più i vertici di Figc e Aia: sono state le parole di Marotta a essere giudicate «inconcepibili e lesive di un’intera categoria». Insomma, la sensazione è che il giudice sportivo già oggi possa presentare un conto salato a Conte e qualche giocatore, mentre per Marotta potrebbe aprirsi la strada del deferimento. Partiamo da qui anche per spiegare come mai Nicchi e Braschi considerano l’uscita del d.g. bianconero («Guida è napoletano, non può dirigere la Juve. La designazione è sbagliata») da censurare «senza se e senza ma».

Geografia Se si applicasse il sistema Marotta, si fa notare, ci sarebbero dubbi e sospetti praticamente sempre. Gli arbitri sono professionisti (ci sono in palio carriere e soldi) e nel momento in cui raggiungono certe categorie azzerano qualunque simpatia. Il regolamento vieta la direzione delle gare che riguardano la squadra della sezione di appartenenza. Quindi uno di Torino non può fischiare Toro e Juve (come Rosetti) e uno di Milano Inter e Milan. Ma uno di Bergamo (Mazzoleni, ad esempio) sì, mentre Marotta nella sua uscita sosteneva come «un arbitro di Novara non può mica essere designato per noi». E invece può. Ma non è questo il punto importante. Se passasse il teorema Marotta si arriverebbe a una situazione ingestibile: se per Russo (di Nola) e Guida la Juve diventa vietata, allora lo è anche per Valeri e Doveri (sono di Roma) e in un certo periodo anche per Rocchi (è di Firenze). E se spostiamo il mirino nella zona salvezza diventerebbe un caos: Rizzoli (di Bologna), Mazzoleni (di Bergamo), De Marco, Massa e Bergonzi (Chiavari, Imperia e Genova) sarebbero esclusi da quasi tutte le sfide. Insomma, se il sospetto diventasse regola, allora gli arbitri bisognerebbe cercarli in Svizzera. Ecco perché l’uscita a freddo di Marotta ha fatto più rumore rispetto alle proteste adrenaliniche di Conte (condannate pure quelle, maalmeno comprese visto il momento). Potrebbe quindi scattare un deferimento. Oggi pomeriggio, invece, è in arrivo il giudice sportivo.

Conte e gli altri Il tecnico della Juve ha aggredito verbalmente l’arbitro, urlando «vergogna» e protestando in modo plateale. Uno stop di due giornate sembra l’ipotesi più plausibile, mamolto dipenderà dal referto di Guida. La squalifica, insomma, potrebbe essere anche più lunga. Ieri sera Conte ha detto: «Gli arbitri italiani sono la migliore squadra al mondo. Ci sta che si sbagli, l’importante è che accada nella massima serietà». A rischio pure Bonucci, Vucinic, Chiellini (piombato in campo dalla tribuna) e Nedved. Le ipotesi vanno da una forte multa (sicura per la società) a partite da saltare. Tra qualche ora ne sapremo di più.

Fonte: GdS (articolo a firma di Francesco Ceniti)






Rebus Granqvist: conta più l’involontarietà

La direttiva di Collina del 2007 (con il precedente di Liverani) e quella dell'estate scorsa di Braschi sul "fare volume"

MILANO, 28 gennaio 2013 - C’è il regolamento e ci sono le direttive. E poi c’è la discrezione concessa all’arbitro sui falli di mano. Il rebus è tutto qui, non semplicissimo perché può avere soluzione diverse. L’esempio di Granqvist è emblematico: l’arbitro Guida ha giudicato il tocco involontario, il suo collega Romeo (giudice di porta nell’occasione) da punire con il rigore. Come ha spiegato Collina, non c’è confusione nei ruoli: chi porta il fischietto ha l’ultima parola. Così è stato. Ma chi aveva ragione? E che cosa dicono in proposito regolamento e direttive? Domande che meritano una risposta, magari partendo proprio da un episodio curioso, quando nel 2007 molti tecnici si dissero d’accordo con Collina (allora designatore italiano) nel non fischiare determinati interventi.

I precedenti In un hotel di Fiumicino c’erano tra gli altri Ancelotti, Spalletti, Gasperini, Mihajlovic (vice di Mancini), Reja, Delneri e Pessotto (per la Juve invece di Ranieri) ad ascoltare la «lezione» di Collina, convocata dopo poche giornate dall’inizio del campionato proprio per cercare di spiegare alcune direttive date agli arbitri. Il problema del fallo di mano è sempre attuale. Collina mostra i filmati di Livorno-Fiorentina e Cagliari-Siena: casi molto simili a Juventus-Genoa. Anche allora c’è un cross e un giocatore che sbaglia il rinvio finendo per calciarsi sul braccio largo (Liverani e Bucchi). La cosa bella è che gli arbitri di quella stagione fecero come Guida e Romeo. Nel senso che Rosetti non concesse il rigore per il Livorno, mentre Brighi al Sant’Elia indicò il dischetto. Collina durante l’incontro disse più o meno questo agli allenatori: «Decisioni diverse saranno sempre possibili quando di mezzo c’è la discrezione nel giudicare la volontarietà. Secondo voi casi come quelli di Liverani e Bucchi vanno puniti?». E i tecnici (quasi sempre ex calciatori) furono concordi nella risposta: «No, consideriamoli sempre involontari». Nasce così la direttiva con Collina che la codificò in un modo preciso: «Non sempre quando si tocca la palla di mano in area è rigore. Se la palla schizza su una gamba e finisce involontariamente su una mano o su un braccio, anche se in maniera plateale, è involontario». Tutto chiaro.

La stretta di Braschi I rigori dati e negati si sono susseguiti sui falli di mano. Con loro le polemiche. Ecco che l’Uefa e di conseguenza la Can di Braschi la scorsa estate dà una stretta all’impunità introducendo il concetto del «fare volume» e «braccio tenuto lontano dal corpo». Il tutto per dare agli arbitri maggiori strumenti per individuare l’irregolarità e fischiare il fallo. Braschi spiega durante il raduno di Sportilia: «Se un giocatore affronta un avversario tenendo le braccia larghe deve sapere che se poi tocca la palla sarà concesso il rigore anche se non si hanno certezze sulla volontarietà. Questo perché è punito il fatto di aver impedito un tiro, un cross o un passaggio. Il difensore deve memorizzare il rischio che comporta questa scelta». Tutto chiaro anche qui. Ma allora Granqvist in quale casistica rientra? Più nella prima che nella seconda. Ma stiamo parlando di un episodio davvero difficile da giudicare e aperto a ogni soluzione. Insomma, per barcamenarci potremmo scrivere: «Aveva un po’ ragione Guida e un po’ Romeo». Braschi lunedì prossimoaffronterà ancora il problema dell’interpretazione quando incontrerà tecnici e capitani a Fiumicino. Resta un fatto: nonostante regolamento e direttive qualunque cosa avesse deciso Guida in quella circostanza sarebbe finito nel tritacarne. E questo accade soltanto in Italia. Qualcosa vorrà pure dire.

Fonte: GdS (articolo a firma di Francesco Ceniti)






Squalifiche, oggi si decide 

Braschi: “Mi farò sentire, su Guida accuse assurde: mi ha assicurato di non aver mai detto a Conte che non se l’era sentita di dare il rigore"

TORINO, 28 gennaio 2013 - La rivolta di Antonio Conte contro i mancati fischi arbitrali di Guida la notte di sabato rischia di arricchire le sentenze del giudice sportivo sull’ultima giornata di campionato, attese per questo pomeriggio. Una premessa è d’obbligo: il tecnico della Juve verrà sanzionato soltanto se l’arbitro ha raccontato nel suo referto della rabbia di Conte a fine partita. In questo caso, l’allenatore bianconero potrebbe andare incontro ad una giornata di squalifica per la plateale protesta accompagnata da frasi («vergogna...») offensive per la reputazione degli ufficiali di gara. Conte aspetta il suo destino, il giudice sportivo Gianpaolo Tosel attende di leggere le relazioni, compresa quella degli uomini della procura federale che, come ad ogni partita, annotano a bordo campo o nella pancia dello stadio ogni possibile situazione oltre le regole. La notte della sfida fra la Juve e il Genoa, intanto, ha fatto perdere la pazienza al mondo arbitrale. Il designatore Braschi si è sfogato, ieri, allo stadio di Parma con alcuni amici. «Ho parlato con Guida, mi ha assicurato di non aver mai detto a Conte che non aveva dato il rigore perchè non se la sentiva. Non è possibile ascoltare dichiarazioni come quelle di chi sostiene che un arbitro di Torre Annunziata non può dirigere serenamente la Juve: mi farò sentire con chi di dovere in federazione...», in sintesi la riflessione di Braschi a pochi minuti dal fischio d’inizio della gara del Tardini fra il Parma e il Napoli. Nei loro referti, Guida o gli inviati del procuratore Stefano Palazzi potrebbero aver anche scritto della presenza e dell’atteggiamento di Chiellini, non inserito nella lista della Juve perché infortunato, ma presente in campo al momento della protesta di Conte per il rigore non concesso alla Juve all’ultimo assalto della partita (in questo caso anche il difensore bianconero potrebbe essere squalificato). Diverso è il discorso relativo alle dichiarazioni dell’amministratore delegato Giuseppe Marotta: la sua posizione è all’esame della stessa procura federale con gli investigatori della Figc al lavoro per capire se esistono gli estremi per un deferimento. La notte dello Juventus Stadium rischia di andare ai supplementari con il destino di Conte nelle mani di chi il tecnico bianconero ha bocciato sabato sera. Guida, direttore di gara di Juve-Genoa, potrebbe esser fermato dai vertici arbitrali per ritrovare quella serenità, forse minata dal tanto clamore sulle sue decisioni contestate e, oggettivamente, quantomeno confuse.

Fonte: La Stampa (articolo a firma di Guglielmo Buccheri)






Arbitri in rivolta: “Scenate inaccettabili”

Conte e Bonucci a rischio squalifica: il tecnico fuori 2-3 giornate? Oggi il giudice sportivo. La procura Figc può aprire un’inchiesta sulle frasi del tecnico. Guida non dirigerà i bianconeri fino a fine stagione

ROMA, 28 gennaio 2013 - Gli arbitri non ci stanno più. «Non accettiamo questi comportamenti indecorosi, questi brutti esempi: Guida è stato quasi aggredito da Conte a fine gara e poi cosa c’entra il fatto che vive a Torre Annunziata, a due passi da Napoli?». No, stavolta i vertici arbitrali sono una furia. Come la Juventus, sabato, anche se ieri Andrea Agnelli se l’è cavata così: «Davanti a episodi tanto macroscopici, è difficile reagire come lord inglesi, ma è sempre stato così. L’importante è non strumentalizzare». Il presidente Aia, Marcello Nicchi, si farà invece sentire mercoledì, nel primo consiglio ufficiale della nuova era-Abete, e il designatore Stefano Braschi spiegherà lunedì prossimo a Fiumicino, nel primo summit della stagione arbitri-capitani-allenatori-dirigenti, quando c’è rigore per fallo di mano e perché ha mandato Guida, che è di Torre Annunziata, sabato a Torino. Ma oggi intanto tocca al giudice sportivo decidere su Conte (rischiano la squalifica anche Bonucci e Nedved, già inibito, mentre Chiellini avrebbe solo una multa), mentre la Procura Figc potrebbe aprire un’inchiesta su quella frase sibillina del tecnico bianconero, «Guida mi ha detto che non se l’è sentita». La decisione di Tosel interessa anche all’Inter: si aspetta almeno due-tre giornate di squalifica per Conte (ieri fischiato da una parte della platea che assisteva al Gala del Calcio dell’Aic al teatro Dal Verme di Milano) visto che in episodi simili Cassano, Stramaccioni, Guarin e Ranocchia sono stati tutti puniti. Se Nicchi è infuriato soprattutto con Conte per il suo comportamento dopo-gara (c’è stata molta concitazione, non si sa se nella mischia qualcuno ha tirato la casacca all’arbitro, strappandogliela...), Braschi ricorderà ai dirigenti che le norme prevedono che non puoi arbitrare la squadra della tua città o provincia, e quella/e dove lavori. Il designatore è per il turn-over, «tutti gli arbitri a tutte le squadre» ha ribadito a inizio stagione. «Non si torna indietro di 2030 anni», la parola d’ordine della Commissione arbitri di A. Chiaro che adesso Guida starà fermo per un po’: quest’anno non vedrà più la Juve. Secondo i vertici arbitrali, ha sbagliato non assegnando un rigore al Genoa (mano di Vucinic che si sposta toccando la palla), ha fatto bene a non dare il penalty per la trattenuta sul montenegrino mentre sull’episodio del tocco di Granqvist, secondo i suggerimenti di Fifa e Uefa si deve dare rigore. In Italia non sempre succede. Fonti arbitrali spiegano che il giocatore «ha sbagliato un rinvio e si è tirato la palla sul braccio largo». Rigore, quindi, per l’arbitro d’area Romeo, che però avrebbe visto solo il tocco di braccio. Niente rigore invece per Guida, che come arbitro centrale ha sempre e comunque l’ultima parola. Braschi, nelle lezioni a Coverciano ai suoi, ha sempre ricordato come nel fallo di mano in area sia necessario dare rigore quando c’è la volontarietà e quando «si occupa lo spazio opinatamente. Non c’entra il braccio largo e nemmeno quando si tenta di prenderla e non si riesce». Granqvist con quel doppio tocco ha tolto ai bianconeri un’occasione da gol, spedendo la palla a lato. Insomma, si poteva fischiare. Ma non è stato certo un rigorissimo e soprattutto non giustificava, secondo i capi arbitrali, tutte quelle reazioni velenose. È il clima che preoccupa: espulsi anche Gasperini («è stato un massacro») e Colantuono. La tregua è finita.

Fonte: La Repubblica (articolo a firma di Fulvio Bianchi)






Juve all’arrabbiata

Agnelli abbassa i toni ma non cambia linea: “Dopo certi episodi difficile parlare da lord”. Il presidente: «Marotta? Riflessione serena» La Figc: «Dai bianconeri reazione esagerata»

MILANO, 28 gennaio 2013 - Con il tono di un lord inglese, «che non può avere chi ha appena finito una partita, soprattutto se chiusa da episodio eclatante», Andrea Agnelli abbassa il volume della polemica, senza però revocarne la sostanza. Dopo Juve-Genoa, e il saloon seguente, i bianconeri restano incavolati, ma non c’è nessuna tragedia, nessuna lesa maestà alle istituzioni: «Sono reazioni - commenta il presidente bianconero - che nel calcio ci sono sempre state, e che continueranno a esistere». Nessuna ansia, nessun incubo, anche se i «cattivi pensieri» con cui l’altra notte è andato a letto Antonio Conte, Agnelli non li soffia via: «Quando certi episodi avvengono alla Juve sono sempre enfatizzati in maniera importante - continua che poi la Juve la si ami o la si odi, è un dato di fatto oggettivo. Ma dal nostro punto di vista, rimaniamo sereni, come lo eravamo sabato. E non andrei a strumentalizzare ogni singola reazione: ripeto, dopo la partita non si può chiedere ai protagonisti di avere un atteggiamento da lord inglesi, specie quando nel finale accadono certi episodi». Dal pari trattamento invocato da Antonio Conte, da arbitri, tv e giornali, alle speculazioni di Beppe Marotta sulla provenienza geografica degli arbitri, Agnelli non fa un passo indietro. Se non, appunto, nei decibel. Difatti, quelli del tecnico e dell’ad bianconero non sono sfoghi, non sono rabbia, o solo quella:«Sono ragionamenti legittimi, dopo partite molto importanti, che i protagonisti vivono con la giusta dose di emozione e la giusta carica agonistica». Il guaio è che quando c’è di mezzo la Juve, come capita spesso ai grandi, o ai vincenti, un battito d’ali diventa davvero tsunami: «Ci risulta con piacere che quando certe cose succedono a noi, sono sempre enfatizzate in maniera importante». Il presidente controfirma anche la frase di Marotta sull’arbitro, «di Torre Annunziata...»: «Penso che la riflessione del direttore sia stata molto serena: sull’opportunità di certe designazioni interverrà il designatore e, in base alle designazioni che vedremo in futuro o no, capiremo se sono state valutazioni opportune o meno». Discutere così d’arbitri dà invece fastidio alla Federcalcio, se il vice-presidente Demetrio Albertini taglia corto: «La Juve ha esagerato, è andata sopra le righe. Si deve pensare che possono sbagliare». Magari sarebbe bello anche farli parlare, visto che ieri il povero Romeo (giudice d’area) ha gentilmente sorriso, passando agli Oscar del calcio: «Non posso dire niente». Anche se poi, ricorda Agnelli, «alla fine quel che conta, chi ha ragione, è chi arriva davanti a maggio». E qui s’affaccia la concorrenza: «La Juventus ha tante aspettative, e sappiamo che rivincere è più difficile di vincere. Maanche le altre dietro hanno legittime ambizioni, e credo che il Napoli possa essere considerata, al di là dei tre punti in meno ora in classifica, una serissima pretendente al campionato: ha preso un passo importante, è una squadra importante, con un allenatore molto capace. In questo momento è la vera pretendente al titolo, quest’anno». E da sfidante, non perde occasione per punzecchiare il nemico, come Morgan De Sanctis, ieri dopo la vittoria a Parma: «Tutte quelle reazioni e quelle chiacchiere dei tesserati della Juve dopo il fischio finale andrebbero analizzate molto dettagliatamente - attacca il portiere degli azzurri e mi auguro che le istituzioni lo facciano». Grande fair play.

Fonte: La Stampa (articolo a firma di Massimiliano Nerozzi)

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