"Ho parlato con Conte: ha detto che crede in me". Il basco dominatore nel gioco aereo: negli ultimi 10 anni nessuno meglio di lui in Europa

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Arriva Llorente, gol volanti a costo zero. La Juve usa la testa

Domani a Torino: “Bianconeri come Real e Barça. Conte? L'ho sentito al telefono: ha detto che crede in me"Impressionanti i suoi numeri nel gioco aereo

TORINO, 30 giugno 2013 - Per Fernando Llorente è una questione di testa, in tutti i sensi: quella di chi l’ha preso, a zero euro, invece dei 37 milioni della clausola rescissoria; e della sua, con la quale ha segnato 47 gol con l’Athletic Bilbao, oltre il 42 per cento del fatturato personale. Dopo aver firmato il contratto già nel gennaio scorso, atterra a Torino domani, all’ora di pranzo, per poi bissare il protocollo di Carlos Tevez: sede, e visite mediche, fino alla presentazione dentro lo Juventus Stadium (in diretta su juventus.com e sul canale ufficiale su Youtube), martedì pomeriggio alle 16. La testa l’ha pure aiutato a sopravvivere dentro una stagione vissuta presto da proscritto, quando annunciò che mai avrebbe rinnovato il contratto con il club basco. «Guarda che sarà una battaglia», l’aveva avvertito Jesus, fratello e manager, ma lui ormai aveva deciso. Alto tradimento, letterale: cominciarono gli ultrà, con la scritta sui muri del San Mames, «Llorente spagnolo e bastardo», che da quelle parti significa più o meno la stessa cosa. Continuò Inigo Urkullu, all’epoca capo del partito nazionalista basco, con la richiesta di spiegazioni. Diventò colpa dei soldi, 5 milioni di euro: «Un’oscenità chiederli per giocare con l’Athletic», tuonò Inaki Azkuna, sindaco di Bilbao. Quando si dice, casa dolce casa. Marcelo Bielsa, «loco» finché pare a lui, a ottobre lo cacciò pure dall’allenamento e nella Liga finì per metterlo solo quattro volte su 26 nei primi undici. Llorente non ha mollato e alla fine ha salvato la baracca: buttato dentro a Saragozza, con i suoi sotto 1-0, segnò la rete del pareggio, e dell’aritmetica salvezza. Unica ricompensa di un’annata che gli ha levato invece l’amata nazionale. Per questo ha voglia di un posto più ospitale, dove l’hanno desiderato. Nell’attesa, lui ricambia: «La Juve è la più forte squadra italiana e una delle migliori d’Europa - ripete in questi giorni - come il Real o il Barcellona. Mi sento fortunato. Non vedo l’ora di iniziare la mia nuova avventura». Ha fiducia: «Nei miei mezzi, e non ho paura di confrontarmi con un altro calcio e un’altra cultura». Zero dubbi anche sulla Juve: «L’ho scelta perché ha puntato forte su di me». Ha già parlato con Conte: «L’ho sentito al telefono - racconta - ed è stato molto importante sentire che l’allenatore ti dice che conta su di te». Uno come Llorente la Juve non ce l’ha, per fisico e caratteristiche, alcune delle quali ne dovrebbero facilitare l’innesto nei giochi di Conte, che al momento lo considera un titolare: per l’altezza, sopra il metro e 90, ha piedi educati, sa difendere il pallone e far salire la squadra quando la partita è in tempesta. Il tempo gli ha fatto guadagnare cattiveria agonistica e il dominio degli spazi aerei: per dire, due stagioni fa, l’ultima giocata per intero, segnò 14 gol di testa, su 29. Negli ultimi dieci anni, nessun centravanti europeo ha fatto meglio, nella specialità: 12 Dzeko (nel 2008/09), 10 Andy Carroll (2009/10). Una soluzione che la Juve non aveva. Nato a Pamplona, è cresciuto a Rincón de Soto, piccolo paese della Rioja, regione stretta tra la Navarra e i Paesi Baschi, famosa per il buon vino. Se lo prese l’Athletic: per i nazionalisti la mappa della patria basca s’allarga da Pamplona alla Francia del sud. Si fa tutte le giovanili, anche della nazionale, per poi mettere i piedi tra i grandi, a 19 anni. Non gli va subito bene, tanto a venir chiamato Fernandito: troppo molle per l’indole battagliera di Bilbao. Con Joaquín Caparros in panchina, dal 2007 al 2011, esplode. «Se l’avessimo preso l’anno scorso, con la clausola da 37 milioni, sarebbe stato un top player - osservò Andrea Agnelli - ma siccome viene a parametro zero...» Visti Pirlo e Pogba, pure meglio.

Fonte: La Stampa (articolo a firma di Massimiliano Nerozzi)

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